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110. Ognuno, quindi, deve tenere le qualità intrinseche, purchè non viziose, se vuol conservare nella vita quel decoro proprio del termine. E bisogna comportarsi non agendo minimamente contro la generale natura dell’uomo, anzi, rispettandola al massimo, dobbiamo seguir la nostra personale, in modo che, anche se altri abbiano altre qualità maggiori e migliori, noi misuriamo le nostre relativamente alla nostra...

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111. Ma se vi è qualcosa di decente, nessuna può esser certamente più della coerenza, di tutta la vita o di ogni singola azione; e questa non si potrebbe avere abbandonando la propria natura per mettersi ad imitare l’altrui. Come noi dobbiamo usare quella lingua che ci è materna, per non essere giustamente derisi, come accade a taluni che vi...

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Da ciò si comprende che il piacere dei sensi non è troppo degno dell’ uomo nobile e che, anzi, conviene disprezzarlo e respingerlo; se c’è però qualcuno che conceda qualche cosa al piacere, ponga ogni cura nell’usarne con sapiente moderazione.

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Anzi, se un uomo è per temperamento alquanto incline ai piaceri, purché non sia della razza dei bruti (alcuni sono uomini non di fatto, ma di nome); solo che egli sia d’animo un po’ elevato, per quanto dominato dal piacere, nasconde e dissimula, per un senso di pudore, codesta sua bramosia. 

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Ci sono, insomma, due specie di scherzi: l’uno volgare, aggressivo, scandaloso, turpe; l’altro elegante, garbato, ingegnoso, fine. Di questa seconda specie son pieni non solo il nostro Plauto e l’antica commedia degli Attici ma anche i libri dei filosofi socratici.

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E’ facile, dunque, distinguere lo scherzo nobile dal volgare.  L’uno è degno anche dell’uomo più austero, se è fatto a tempo debito, come, per esempio, quando lo spirito si allenta; l’altro non è neppure degno di un uomo libero, se all’indecenza dei pensieri si aggiunge l’oscenità delle parole. 

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Anche nei divertimenti dobbiamo osservare una certa misura, per non prorompere in eccessi e, inebriati dal piacere, scivolare in qualche sconcezza.  Offrono esempi di onesti divertimenti il nostro Campo di Marte e gli esercizi della caccia.

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Questi non sentono altro che il piacere dei sensi, e ad esso son trascinati da cieco impeto;  invece la mente dell’uomo trova il suo alimento nell’imparare e nel meditare: essa o cerca o fa sempre qualche cosa, ed è guidata dalla gioia del vedere e dell’udire.