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Si allontani dunque dalla mia anima chi le dice: “Bisogna considerare la fonte del godimento in un uomo. Il mendico lo traeva dall’ebbrezza, tu lo cercavi nella gloria”. Quale gloria, Signore? Una gloria estranea a te. Se non era vera gioia quella del mendico, neppure la mia gloria era vera, e contribuiva a traviare la mia mente. Inoltre il mendico avrebbe smaltito la sua ebbrezza nel giro della notte seguente; io con la mia mi ero addormentato e destato, mi sarei addormentato e destato, guarda quanti giorni! Certo bisogna considerare la fonte del godimento in un uomo, lo so. Il godimento di una speranza pia è incomparabilmente distante dalla gioia vana del mendico. Però allora c’era un’altra distanza fra noi due: egli era certamente il più felice non solo perché inondato dall’ilarità, mentre io ero disseccato dagli affanni, ma anche perché egli si era procurato il vino con auguri di bene, mentre io ricercavo la vana gloria con menzogne. In questo senso parlai allora lungamente con i miei amici, e spesso poi osservai le mie reazioni in circostanze analoghe, constatando che mi sentivo a disagio e soffrivo, così raddoppiando il disagio stesso. Se poi a volte la fortuna mi arrideva, riluttavo a coglierla, poiché se ne volava via quasi prima che potessi afferrarla.

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