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15. 18. Esistono, io credo, altre acque sopra questo firmamento , acque immortali e separate dalla corruzione della terra. Lodino il tuo nome: ti lodino le schiere sopracelesti dei tuoi angeli , che non hanno bisogno di alzare lo sguardo a questo nostro firmamento, e di leggerla, per conoscere la tua parola. Essi vedono in continuazione il tuo volto  e vi leggono senza sillabe distribuite nel tempo il volere della tua eterna volontà. Leggono, eleggono e prediligono; leggono perennemente, e ciò che leggono non passa mai, perché leggono, eleggendo e prediligendo, l’immutabilità stessa del tuo volere, codice che mai si chiude, libro che mai si ripiega ; tu stesso infatti sei il loro libro, e lo sei in eterno ; tu li hai stabiliti sopra questo firmamento stabilito sopra l’instabilità delle genti instabili della terra, affinché queste alzando lo sguardo conoscano la tua misericordia, che ti annuncia nel tempo, creatore del tempo. Nel cielo, Signore, è la tua misericordia, e la tua verità fino alle nubi. Passano le nubi , il cielo invece rimane: passano i predicatori della tua parola da questa vita all’altra vita, la tua Scrittura invece è stesa sopra le genti fino alla fine dei secoli. Anzi, il cielo e la terra passeranno, ma le tue parole non passeranno . Questa pelle sarà ripiegata, l’erba su cui si stenderà passerà col suo splendore; la tua parola invece permane eternamente . Essa ora non ci appare, nell’enigma delle nubi e attraverso lo specchio  del cielo, qual è; noi stessi, benché diletti del tuo Figlio, non appare ancora cosa saremo ; egli ci guardò attraverso la rete  della carne, c’infiammò d’amore con le sue carezze, e noi corriamo dietro il suo profumo. Ma quando apparirà, saremo simili a lui, perché lo vedremo com’è . Vederlo qual è, Signore, è il nostro retaggio, che non è ancora in nostro possesso.

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