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14. 15. Anch’io dico: “Dio mio, dove sei?”. Ecco dove sei! Respiro in te un poco , quando effondo su me la mia anima in un grido di esultanza e di lode, concento di una celebrazione festosa . Eppure l’anima è ancora triste, poiché ricade e torna abisso, o piuttosto sente di essere ancora abisso. La mia fede, da te accesa nella notte innanzi ai miei passi, le dice: “Perché sei triste, o anima, e perché mi turbi? Spera nel Signore . La sua Parola è lucerna che rischiara i tuoi passi . Spera e persevera finché sia passata la notte, madre degli empi; finché sia passata la collera del Signore, collera di cui fummo figli anche noi , un tempo tenebre . I residui di quelle tenebre ci trasciniamo dietro nel nostro corpo morto per colpa del peccato , finché aliti il giorno e siano dissipate le ombre . Spera nel Signore”. Fin dal mattino sarò in piedi a contemplare , sempre lo confesserò . Fin dal mattino sarò in piedi a vedere  la salvezza del mio volto, il mio Dio , che vivificherà anche i nostri corpi mortali grazie allo spirito che abita in noi , misericordiosamente portato sopra il fiotto tenebroso della nostra intimità. Da lui abbiamo ricevuto in questo pellegrinaggio il pegno  di essere presto luce . Ormai siamo salvati nella speranza  e figli della luce e figli di Dio, non figli della notte e delle tenebre  come un tempo . Fra questi e noi tu solo, nella perdurante incertezza della scienza umana, operi la separazione : poiché vagli i nostri cuori  e chiami la luce giorno e le tenebre notte .Chi ci discerne, se non tu? . Ma cosa abbiamo, che non abbiamo ricevuto da te? Vasi d’onore, fummo tratti dalla medesima massa, da cui furono tratti anche altri, vasi di spregio .

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