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D’altra parte, le pubbliche imprese sono pericolose tanto per coloro che le affrontano, quanto per lo Stato.
Come ci sono alcuni, ne ho parlato più sopra, i quali alle opere civili antepongono le imprese militari, così si trovano molti, a cui le decisioni rischiose e precipitose appaiono più splendide e più nobili di quelle tranquille e meditate.
Quando la necessità impone di distruggere o di saccheggiare una città, si osservi scrupolosamente che non ci sia alcun atto temerario o crudele.
Nei rivolgimenti politici e sociali, è stretto dovere dell’uomo magnanimo punire i sobillatori, preservare il popolo; in ogni momento e in ogni evento, rispettare la giustizia e l’onestà.
Si preferisca, dunque, la saggezza di una buona decisione alla prodezza di una fiera battaglia, con questa riserva però, che si anteponga il deliberare al combattere non già per paura della guerra, ma solo per riguardo dell’utile comune.
A ogni modo, quando è necessaria, si intraprenda pure una guerra, ma sempre e solo con l’evidente scopo di procurare la pace.
In verità, l’uomo forte e costante si riconosce in questo: le avversità non lo turbano, la lotta non lo sgomenta e non l’abbatte; sempre presente a se stesso e sempre padrone del suo spirito, egli non si discosta mai dalla ragione che lo guida.
Questo è il pregio dell’animo grande; ma anche il grande intelletto ha un suo pregio: esso precorre con il pensiero il futuro, determina con buon anticipo i possibili eventi favorevoli e sfavorevoli, stabilisce i vari comportamenti nelle varie circostanze; in una parola, si comporta in modo da non dover dire un giorno: « Oh, io non l’avrei mai creduto»!
Queste sono le opere di un animo grande ed elevato, e che confida nel suo senno e nella sua saggezza. Ma cacciarsi alla cieca nella mischia e combattere a corpo a corpo col nemico, è un atto di bestiale ferocia.
Quando però il momento e la necessità lo richiedono, allora si combatta pure fino all’ultimo sangue e si anteponga la morte all’infamia della schiavitù.