trit_Confessiones_ XIII532_238
26. 41. Pensava forse alle proprie necessità quando scriveva: “inviaste di che far fronte alle mie necessità”? gode per questo? No, non per questo. Come lo sappiamo? Perché egli stesso prosegue dicendo: “Non cerco il dono, ma ricerco il frutto” . Ho imparato da te, Dio mio, a distinguere fra il dono e il frutto. Il dono è la cosa in sé, donata da chi offre il necessario, ad esempio denaro, cibo, bevanda, vestito, riparo, aiuto. Il frutto invece è la buona e retta volontà del donatore. Il buon Maestro non si limitò a dire: “Chi accoglierà un profeta”, ma soggiunse: “perché profeta”; non si limitò a dire: “chi accoglierà un giusto”, ma soggiunse: “perché giusto”. Allora sì il primo percepirà la ricompensa dei profeti, il secondo dei giusti. Né si limitò a dire: “Chi darà da bere un bicchiere di acqua fresca a uno dei miei infimi”, ma soggiunse: “unicamente perché mio discepolo”, e concluse: “in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa” . L’accoglienza del profeta, l’accoglienza del giusto, il bicchiere di acqua fresca offerto al discepolo sono i doni; il frutto è l’azione compiuta perché profeta, perché giusto, perché discepolo. Elia è nutrito con frutto dalla vedova consapevole di nutrire un uomo di Dio, e che perciò lo nutriva; dal corvo invece riceveva il dono che lo nutriva , che nutriva non la parte interna, ma l’esterna di Elia, la quale poteva anche deperire per difetto di tale cibo.