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31. 42. Così, quando uno dice: “La sua idea fu la mia”, e un altro: “No, bensì la mia”; io rispondo con spirito, credo, più religioso: “Perché non piuttosto ambedue, se ambedue sono vere? E se altri scorgesse nelle stesse parole una terza, una quarta, e ogni altra verità, perché non dovremmo credere che quegli le vide tutte, se l’unico Dio se ne servì per adeguare gli scritti sacri a molte intelligenze, che vi dovevano vedere sensi diversi e veri?”. Io, lo dichiaro intrepidamente dal fondo del mio cuore, se giungessi al vertice dell’autorità e dovessi scrivere qualcosa, vorrei senza dubbio scrivere in modo che nelle mie parole echeggiassero tutte le verità che ognuno potesse cogliere in quella materia, anziché collocarvi con discreta chiarezza un solo pensiero a esclusione di tutti gli altri, che pure non mi urtassero con la loro falsità. Non voglio quindi essere così temerario, Dio mio, da credere che un tale uomo non abbia meritato da te questo privilegio. Egli vide certamente in queste parole e pensò, all’atto di scriverle, tutte le verità che potemmo trovarvi, ed anche le altre, che noi non potemmo, o non potemmo ancora, ma si può trovarvi.