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114.  Ciascuno, dunque, ben conosca la propria indole e sia giudice attento e oculato delle proprie virtù e dei propri difetti, perché non sembri che gli attori siano più prudenti di noi. Gli attori, infatti,non scelgono i drammi migliori bensì quelli più adatti alle loro capacità: coloro che confidano nella voce preferiscono gli Epigoni e il Medo, coloro che confidano nella mimica, la Melanippa e la Clitemestra; ricordo bene che Rupilio recitava sempre l’Antiope, Esopo di rado l’Aiace. Dunque, un istrione discernerà ciò che gli conviene sulla scena e il sapiente non lo vedrà nella vita? Applichiamoci dunque con cura a quelle cose alle quali siamo adatti in maniera particolare. Che se talora la necessità, sviandoci dal nostro cammino, ci spingerà a cose non adatte al nostro ingegno, dovremo adoperare ogni cura, ogni riflessione, ogni diligenza per poterle fare, se non proprio convenientemente, almeno con la minore sconvenienza possibile. Non tanto dobbiamo sforzarci di conseguire quelle doti che la natura ci ha negato, quanto piuttosto di fuggire quei difetti che essa ci ha dato.

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