All’alba, mentre Labieno teneva la sommità del monte e Cesare non distava più di millecinquecento passi dall’accampamento dei nemici, ignari, come si seppe in seguito dai prigionieri, sia del suo arrivo, sia della presenza di Labieno, Considio si precipita da Cesare e gli comunica che il monte, di cui Labieno doveva impadronirsi, era nelle mani dei nemici: lo aveva capito dalle armi e dalle insegne galliche.

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