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Non è affatto vero, non è affatto vero che sconcezze simili agevolino l’apprendimento delle parole; piuttosto, grazie alle parole si eseguono più leggermente le sconcezze. Io non accuso le parole, che direi vasi eletti e preziosi , ma il vino del peccato, che in esse ci veniva propinato da maestri ebbri, e che dovevamo sorbire, pena le busse, senza possibilità di appellarci a un giudice sobrio. Eppure io, Dio mio, davanti a cui evoco ormai pacatamente questi ricordi, imparai volentieri quelle nozioni. Esse costituivano per me, sventurato, un diletto, e perciò venivo definito un fanciullo di belle speranze.

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