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28. 38. Vi sono però altri, per i quali queste parole non costituiscono ormai più un nido, ma un ombroso brolo, ove, scorgendo frutti nascosti, volteggiano festanti, e cinguettando li cercano e colgono. Scorgono infatti, alla lettura o all’ascolto di queste tue parole, o Dio eterno, come la tua permanente stabilità trascenda tutti i tempi, passati e futuri, eppure non esista creatura temporale che non sia opera tua; come la tua volontà, essendo una cosa sola con te, senza il minimo mutamento e senza il sorgere in lei di una decisione nuova, abbia creato tutte le cose, come tu non abbia tratto da te una tua immagine quale forma di tutte le cose, a te simile, ma dal nulla una informità dissimile, tale da poter ricevere una forma per la tua somiglianza ritornando in te, l’Uno, nella misura provvida e concessa a ogni cosa secondo la sua specie; e come quindi tutte le cose siano buone assai , tanto se rimangono vicine a te, quanto se, allontanandosi gradatamente nel tempo e nello spazio, operano o subiscono meravigliose vicende. Costoro scorgono tutto ciò e godono nella luce della tua verità per quel poco che possono quaggiù.

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