trit_Confessiones_ XII484_255

26. 36. E tuttavia, Dio mio, elevatezza della mia bassezza e riposo della mia fatica, che ascolti le mie confessioni e rimetti i miei peccati , per il precetto che mi dai, di amare il mio prossimo come me stesso , non posso credere che un Mosè, fedelissimo servitore tuo, abbia da te ricevuto un dono inferiore a quello che io avrei auspicato e desiderato per me, se fossi nato al suo tempo e tu mi avessi assegnato il suo posto per dispensare agli uomini con l’ausilio della mia mente e della mia lingua le Scritture, destinate a giovare dopo molto tempo a tutte le genti e a dominare nella terra intera, dal fastigio della loro autorità, le sentenze di tutte le dottrine false e superbe. Ebbene io avrei voluto, se fossi stato ai suoi tempi Mosè, visto che usciamo tutti dalla medesima massa ; e cos’è l’uomo, se non che ti ricordi di lui? ; dunque, se fossi stato lui ai suoi tempi, e tu mi avessi incaricato di scrivere il libro della Genesi, avrei voluto in dote una tale capacità di esprimermi e una tale maniera d’intessere il discorso, che quanti sono ancora incapaci di comprendere il modo in cui Dio crea, non respingessero le mie parole come superiori alle loro forze; e quanti ne sono ormai capaci, ritrovassero non trascurata, nelle poche parole del tuo servo, qualsiasi opinione vera avessero escogitato con la propria riflessione; e se altri altre ne avessero scorte alla luce della verità, nemmeno queste ultime mancassero, ma fossero riconoscibili nelle medesime parole.

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