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24. 33. Eppure chi di noi ha così bene scoperto questa intenzione fra tante verità, che si presentano ai ricercatori in quelle parole interpretate nell’uno o nell’altro senso, da poter affermare: “Questa era l’intenzione di Mosè, e in questo senso volle che fosse inteso il suo racconto”, con la stessa sicurezza con cui afferma vero il racconto, qualunque fosse l’intenzione di Mosè? Ecco, Dio mio, io, servo tuo, che ti ho promesso in questo scritto il sacrificio della mia confessione e che prego di poter soddisfare con la tua misericordia la mia promessa  verso di te; ecco che affermo con la massima sicurezza che tu hai creato nel tuo Verbo immutabile tutte le cose, invisibili e visibili; ma affermo con pari sicurezza che Mosè pensava a questo e non ad altro, mentre scriveva: In principio Dio creò il cielo e la terra ? Vedo forse, come vedo nella tua verità la certezza di questo fatto, così nella sua mente che quello fu il suo pensiero mentre scriveva queste parole? Poté certamente pensare all’origine della creazione, quando diceva: In principio; poté volere che per cielo e terra qui s’intendesse la natura sia spirituale, sia corporea, non già formata e perfezionata, ma in entrambi i casi appena abbozzata e ancora informe. Vedo bene che l’uno e l’altro dei due sensi poteva essere usato con verità; ma quale pensasse Mosè in queste parole non vedo altrettanto bene. Comunque non dubito che quell’uomo così grande, qualunque di questi sensi, o qualche altro da me non menzionato contemplasse nella sua mente, quando proferì queste parole, vide il vero e lo riferì nel modo conveniente.

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