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11. 12. Poi mi dicesti con voce forte all’orecchio interiore, che non è coeterna con te neppure la creatura di cui tu sei il solo piacere; che, assorbendoti con una castità perseverantissima, non rivela in nessun tempo e in nessun luogo la sua mutevolezza; che, avendo te sempre presente e tenendosi a te con tutto il suo sentire, priva di un futuro da attendere e di ricordi passati ove trasferirsi, non subisce vicende alteranti né distrazioni temporali. Oh beata, se esiste, una tale creatura, per la sua inserzione nella tua beatitudine; beata per colui, per te, che l’abita perpetuamente e la illumina! Io non trovo nulla, che a mio giudizio si potrebbe chiamare cielo del cielo appartenente al Signore  più volentieri di questa tua dimora dedita alla contemplazione delle tue delizie  senza mai staccarsene per muovere verso altre mete; mente pura, unita nella massima concordia dal vincolo stabile della pace con i santi spiriti cittadini della tua città posta nei cieli sopra i nostri cieli.

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