trit_Confessiones_ VI272_381
A Roma, quando lo incontrai, Alipio si legò a me della più stretta amicizia e partì con me alla volta di Milano sia per non lasciarmi, sia per mettere a frutto le nozioni di diritto che aveva appreso, secondo il desiderio dei genitori più che suo. Aveva già esercitato per tre volte la mansione di assessore giudiziario, meravigliando i colleghi con la sua integrità, ma meno di quanto si meravigliava lui di essi, che anteponevano l’oro alla rettitudine. Il suo carattere fu pure messo alla prova non solo con la seduzione della cupidigia, ma anche col pungolo della paura. A Roma era assessore presso il conte preposto alle finanze italiche. Viveva in quel tempo un senatore potentissimo, che si teneva molta gente legata con i benefici e soggetta con l’intimidazione. Costui pensò di permettersi, secondo l’usanza dei potentati suoi pari, non so quale atto non permesso dalla legge. Alipio gli resistette. Gli fu promessa una ricompensa, ed egli ne rise di cuore; furono proferite minacce, ed egli le calpestò, con ammirazione di tutti verso un ardire non comune, indifferente all’amicizia e imperturbabile all’inimicizia di un personaggio tanto potente e notissimo per le infinite possibilità che aveva così di giovare come di nuocere. Lo stesso giudice di cui era consigliere, per quanto contrario egli pure alle richieste del senatore, tuttavia non osava opporsi apertamente. Addossava la responsabilità ad Alipio, si diceva impedito da lui perché, ed era vero, l’avrebbe avversato, se per conto suo avesse ceduto. Una sola passione per poco non l’aveva sedotto, la letteratura, per la quale fu tentato di farsi trascrivere alcuni codici usando la cassa del tribunale. Interpellata però la virtù della giustizia, mutò in meglio il suo parere, giudicando più vantaggiosa la rettitudine, che glielo proibiva, della possibilità, che glielo permetteva. È cosa da poco? Ma chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto, né saranno mai vane le parole che uscirono dalla bocca della tua verità : Se non foste fedeli riguardo alle ricchezze inique, chi vi affiderà quelle genuine? e se non foste fedeli nell’amministrare le ricchezze altrui, chi vi affiderà le vostre?. Tale l’uomo che si stringeva allora a me, e con me esitava a decidere il genere di vita che si doveva abbracciare.