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Ma ogni atto della mente, ogni moto dell’animo deve avere per oggetto o le sagge e oneste decisioni che riguardano la moralità e felicità della vita o gli studi scientifici e speculativi.  E così ho parlato della prima fonte del dovere.

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In questa naturale e onesta inclinazione, dobbiamo peraltro evitare due difetti: il primo è che non si tenga per noto l’ignoto, dandogli ciecamente il nostro assenso; e chi vorrà evitare questo difetto (e tutti dobbiamo volerlo), applicherà tempo e diligenza a ben considerare le cose.

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In verità, tutti siamo irresistibilmente trascinati dal desiderio di conoscere e di sapere; tutti riteniamo nobile e bello eccellere in questo campo, mentre consideriamo cosa triste e brutta sbagliare e smarrire la strada, peccare d’ignoranza e lasciarsi ingannare.

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Benché queste quattro virtù siano  in stretta connessione tra loro, tuttavia da ciascuna di esse nasce un particolare tipo di dovere, come, per esempio, quella virtù che ho distinto per prima e in cui poniamo la sapienza e la saggezza che comporta, come suo proprio e speciale compito, la ricerca e la scoperta della verità. 

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Difatti, chi più si addentra con gli occhi della mente nella segreta verità delle cose, chi con più acume e con più prontezza può non solo penetrarne, ma anche spiegarne le intime ragioni, questi di solito è giustamente considerato il più prudente e il più saggio.  Costui perciò ha in suo potere la verità, quasi come materia ch’egli debba trattare...